Autore: Rudolf Treichler
Editore: Kairos
Arte e Arteterapia

La terapia artistica e gli elementi costitutivi dell’uomo

La prescrizione dell’arteterapia

Rudolf Steiner ha ordinato le arti in rapporto agli elementi costitutivi dell’essere umano, ed è questo che guida la prescrizione medica. Questa classificazione non è l’unica nell’opera di Rudolf Steiner, ma è quella più ricca di sfumature. Tuttavia bisogna evitare di riferirsi schematicamente agli elementi costitutivi dell’essere umano. Ogni arte agisce sull’essere umano nella sua interezza, ma a partire da un determinato campo. L’azione non mira soltanto all’arto costitutivo o all’elemento animico già nato. E’ proprio delle arti non limitarsi a favorire lo sviluppo degli elementi sotto-sviluppati dell’essere umano, ma estendere la propria azione anche agli elementi che non si sono ancora dischiusi. Tenuto conto dei rapporti tra le arti e gli elementi costitutivi dell’essere umano, l’attività artistica è dunque indicata anche nel trattamento di bambini e di giovani.
Per quel che riguarda le malattie, la terapia artistica dev’essere sempre prescritta e seguita da un medico. La prescrizione di una terapia artistica inappropriata non solo è inefficace ma può perfino essere dannosa. E’ dunque necessario essere il più possibile precisi nell’indicazione, che dev’essere il risultato della visione sintetica dei fenomeni fisici, psichici e spirituali operata dal medico. Le caratteristiche – che abbiamo descritto – di alcune malattie offrono numerosi spunti per formulare tali indicazioni, che devono essere approfondite e concretizzate attraverso la collaborazione tra medico e arte-terapeuta.
I malati la cui anima si espande troppo dovrebbero praticare soprattutto il modellaggio. Chi è troppo rigido o soffre di fissazioni dovrebbe dipingere. Per un malato in stato di psicosi acuta, fuori di sé, bisogna prima di tutto creare le condizioni favorevoli al ritorno all’incarnazione prima che egli possa acquisire, grazie al trattamento attraverso la parola, un rapporto un po’ più sano con il mondo.
Anche la ginnastica inteviene solo dopo che il processo di incarnazione sia stato stimolato attraverso l’euritmia curativa, per consolidare questo processo nell’anima e nel corpo. Abbiamo già detto che la terapia attraverso il canto deve precedere quella attraverso la parola. Questi pochi esempi devono invitare alla riflessione sulle sfumature nella prescrizione terapeutica delle arti.
Quando si può applicare una sola terapia artistica, si cercherà di applicarla sulla base delle indicazioni emerse dal malato. Per un malato che "debordi", la pittura cercherà forme il più possibile precise; un malato rigido, al contrario, praticherà le arti plastiche in modo molto fluido; la musica e la terapia attraverso l’arte della parola utilizzeranno, a seconda dei casi, una nota più plastica o una più pittorica.


LE DIVERSE ARTI

L’architettura

Un primo approccio alle forme primordiali dell’architettura è dato dalle tre direzioni dello spazio: dall’alto al basso, da destra a sinistra, da davanti a dietro. Quando ci si addormenta, si sente a volte come un’espansione in tutte le direzioni dello spazio. Il risveglio, invece, è vissuto come una contrazione in rapporto allo spazio, a volte come una caduta nel corpo. Il nostro corpo fisico estende la sua forma nello spazio, è un volume nello spazio. Le esperienze notturne in rapporto allo spazio, e abbiamo accennato solo alle più semplici, riguardano dunque prima di tutto il nostro corpo fisico.
È al corpo fisico, la "casa" in cui rientriamo ogni mattina, che dobbiamo il senso dell’architettura. Quest’ultima, contemplata di giorno, risuona su tutto il corpo fisico, in quanto è percepita da esso. Un’architettura non soddisfacente provoca un malessere che risentiamo fin nel nostro corpo. Involontariamente, abbassiamo la testa quando passiamo sotto un balcone così mal costruito da farci ritenere imminente la sua caduta. Si continua ad avvertire questo malessere anche quando ci si è allontanati da quel luogo e anche se si sa in realtà che il balcone è stato ben fissato alla costruzione. L’esperienza che facciamo invece della colonna greca è quella di sentire tutto il corpo che si raddrizza. Con i pilastri della cattedrale gotica, aspiriamo a superare i limiti del nostro corpo.
Impressioni di questo genere agiscono sul corpo, in meglio o in peggio. L’intensa esperienza di una colonna greca è in grado di rafforzare la capacità del corpo di raddrizzarsi. Lo stesso vale per l’analoga forza dell’anima, la cui "dirittura" può in questo modo essere sostenuta. Le esperienze architettoniche, dunque, unite ad altre misure, esercitano un’influenza salutare sugli errori di postura dell’anima e del corpo. Questo è ancora più sensibile quando i difetti in questione derivano dalla "colonna" che è nel nostro corpo e si concretizzano nella colonna vertebrale. L’esperienza data dalla colonna del tempio greco, che ci "pianta" eretti sulla terra, è diversa dalla liberazione, sperimentata nella cattedrale gotica, rispetto a tutto ciò che è troppo terrestre, quando l’anima è troppo coinvolta dal corpo e dal quotidiano e vi resta bloccata.
Da questi pochi accenni è chiaro come le impressioni tratte dall’architettura, le conferenze sull’arte e i viaggi a scopo artistico facciano bene non solo alla nostra formazione spirituale ma anche alla salute del nostro corpo e della nostra anima.

 

L’ arte delle forme

Nei templi e nelle cattedrali troviamo anche statue le cui forme primordiali sono quelle dell’arte plastica. Già per Platone tali forme si esprimevano nei corpi platonici, chiamati così a partire da lui: il cubo, il tetraedro, l’ottaedro, l’icosaedro e il pentagono dodecaedro. Nella clinica Friedrich-Husemann si comincia in genere col far modellare questi corpi. Ad essi si aggiunge la sfera, da cui deriva poi la forma d’uovo, quindi diverse forme animali, infine la testa umana. Le forme prendono quindi via via più movimento. Il modellare forme particolari del corpo umano, l’orecchio del vicino, per esempio, rafforza in colui che vi si dedica il legame con il proprio corpo, legame che già stimolava l’ attività modellante delle mani.
Nel cuore della notte, l’artista che modella in noi, il corpo eterico, assimila nuove esperienze della forma vivente. Da lì viene il senso dell’arte plastica. Al contrario dell’armatura ossea, dell’ "architettura" del nostro corpo fisico, il corpo eterico è attivo soprattutto nei muscoli che circondano lo scheletro con le forme plastiche del corpo. Può accadere che i muscoli si contraggano se guardiamo una ceramica poco riuscita, un vaso storto. Ci si sente meglio nella modellatura del proprio corpo osservando una ceramica ben riuscita.
Il modellaggio sostiene il corpo eterico nel suo compito di edificare e di riparare il corpo. Questa attività fornisce allo stesso tempo all’anima, la cui attività procede anch’essa dal corpo eterico, impulsi formatori nuovi. Il modellaggio è indicato soprattutto per quei soggetti portati ai processi fisici o psichici di disgregazione. A livello fisico, si tratta per esempio delle ulcere; dal punto di vista dell’anima, possiamo citare il caos psichico, l’effusione patologica dello psichismo che si diffonde nell’ ambiente esterno, infine la psicosi. L’influenza strutturante del modellaggio affronta questa tendenza a partire dal corpo eterico, ciò che ha importanza soprattutto nella cura, attraverso le arti, della schizofrenia e dell’isteria. Nell’epilessia, la stimolazione strutturante permette un migliore riassorbimento degli ostacoli nell’organismo.
La ceramica è analoga al modellaggio, e qui il rapporto particolare con la formazione degli organi umani è evidente. Se gli organi non sono più "a tenuta stagna" e la loro struttura sottile è stata compromessa, il fatto di realizzare recipienti, quali vasi, coppe o tazze, stimola le strutture organiche nuove. Infine, la cottura nel forno rafforza il processo, non senza ripercussioni sullo psichismo.
La scultura in legno procede nel senso di sottrarre progressivamente tutto ciò che nasconde la forma. È un’attività più dura, che impegna fin nelle ossa colui che la realizza. Esiste un rapporto antropologico tra quest’attività e la formazione dell’osso. Nel corso di questo processo, infatti, dopo un primo "abbozzo" dell’organo, alcune cellule tolgono una parte della sostanza ossea fino a che non si ottengano la struttura e la forma definitiva dell’osso. La scultura in legno dovrebbe quindi stimolare la formazione stessa delle ossa e contribuire allo stesso tempo alla costituzione dell’"ossatura" psichica del malato.
Nell’impagliatura (con paglia, spago, etc.) si intersecano, a formare dei motivi, i diversi elementi costruttivi che in ceramica danno vita al vaso. Vi riconosciamo un elemento grafico, da cui una nuova relazione con l’edificazione del corpo in cui si intrecciano numerose strutture. Nell’anima, sono soprattutto i pensieri ad intrecciarsi, ad appoggiarsi gli uni sugli altri o a correggersi. Ci si può attendere un effetto positivo dall’impagliatura, come d’altra parte dalla tessitura, ogniqualvolta i pensieri siano ingarbugliati o quando la preponderanza ingiustificata di un particolare pensiero ne faccia un’"idea fissa". La tessitura introduce forme, immagini nell’ordito dei fili. La relazione antropologica si stabilisce con le reti nervose che avvolgono tutti gli organi e perfino ogni cellula per permettere alle forze formatrici di orientare la loro attività. La tessitura agisce dunque sul sistema nervoso per mezzo del quale si costruisce il corpo. La sua forza strutturante passa dal corpo all’anima. Il disegno prepara il passaggio alla pittura. Tuttavia, esso sottolinea i contorni ed è più vicino al modellaggio per la sua azione sulle effusioni corporee o psichiche. Le tecnica del disegno in bianco e nero tratteggiato, che dobbiamo alla pedagogia di Rudolf Steiner, conserva nei suoi tratteggi la direzione discendente da destra verso sinistra. Questa direzione corrisponde al gesto euritmico della "I" eseguito nella sua forma classica, il braccio destro alzato e quello sinistro rivolto verso il basso. Come nella "I" dell’euritmia, un orientamento di questo genere si rivolge all’Io che, all’esterno e all’interno, concentra le forze dell’essere umano e le orienta verso uno scopo. Perseverando in questa direzione nel disegno tratteggiato, si accentua il processo in questione. Nel quadro delle arti terapeutiche, ne risulta soprattutto un rafforzamento dell’Io.

 

La pittura

Quando utilizziamo il colore liquido, siamo più vicini alle esperienze notturne di colori e luce. Si agisce dunque sul flusso di tutti i fenomeni viventi del corpo. Va sottolineata a questo proposito l’azione sul sangue, portatore delle nostre sensazioni e dei nostri sentimenti. Le impressioni ricevute dagli occhi vengono veicolate fin nel sangue. Qui esse vengono interamente assimilate dal corpo astrale, che dispiega la sua vita sensoriale nell’elemento aria contenuto nell’elemento liquido, cioè nella respirazione interna, tra il sangue e la sostanza corporea. L’anima cui ci rivolgiamo a partire da questo punto vive interamente nel colore.
Abbiamo visto quanto sia importante per la vita psichica che un massimo di impressioni sensoriali si traducano in sensazioni viventi. Questo è vero per tutti i sensi, ma in particolare per le impressioni visive. È soprattutto il caso delle impressioni che facciamo rivivere attraverso il ricordo. Siamo tutti pittori nel nostro foro interiore quando coltiviamo ricordi colorati. Ogni ricordo "dipinge" qualcosa, anche se l’immaginazione attiva non crea niente di nuovo e si limita a colorare i ricordi.
Nell’ambito corporeo, colori sporchi, colori male assortiti, quadri composti male esercitano un’azione nefasta fin sulle secrezioni, arrivando a provocare nausea. Invece, un felice accostamento di colori e una composizione riuscita dei quadri sono stimolanti per la circolazione dei liquidi organici, del sangue, e per la respirazione interiore. Il risultato terapeutico va dallo scioglimento degli spasmi fino all’attivazione e alla rigenerazione del sangue. La pittura concorre dunque, con il modellaggio, a rinnovare continuamente gli organi, di cui sappiamo che in ogni momento si disgregano e che di continuo devono riformarsi per "coagulazione" a partire dal sangue.
L’azione psichica dell’utilizzo dei colori liquidi parte dal sangue ed esercita una stimolazione vivificante sul grigiore stagnante delle sensazioni che possiamo osservare in alcune affezioni psichiche che tendono alla stagnazione e alla rigidità quali soprattutto le depressioni e l’epilessia. Le sensazioni rivivificate conferiscono allo stesso tempo nuova vita alle rappresentazioni. Questa nuova vita è l’antidoto dinamico alla sclerosi che si manifesta sotto forma di idee ossessive, nonché alla passività cui si abbandona il malato a causa delle sue idee ossessive. La pittura crea quindi le condizioni favorevoli perché il soggetto possa ritrovare nuove impressioni e assimilarle. La cosa è più difficile quando abbiamo a che fare con il "grigiore" della noia, uno dei campi in cui viene maggiormente utilizzata la terapia dei colori accanto a quello della malattia ossessiva.
Ciò che è soprattutto importante è dipingere nell’umidità dei colori ad acqua (acquarello su "carta bagnata") e di trarne un fiore, un paesaggio o la figura umana. Inoltre, la portata terapeutica della pittura si diversifica a seconda dei colori. Il rosso, per esempio, stimola direttamente il sangue; il blu, che è sedativo, tempera a partire dal capo i processi sanguigni in eccesso, che si traducono a livello psichico in agitazione e aggressività.
La pittura a strati sovrapposti consiste nell’applicare successivamente l’uno sull’altro diversi strati di pittura e aspettare ogni volta che ciascuno strato si sia asciugato. Si può osservare l’effetto calmante di questa tecnica. Qui, più che nell’acquarello su carta bagnata, dove i colori si incontrano, il paziente è invitato a prendere le distanze dall’immagine e a contemplare di volta in volta ciò che ha appena realizzato. Nell’ambito della pittura, in questa tecnica l’accento è posto più decisamente sul sistema nervoso, che è l’agente mediatore della coscienza percettiva.
Dei tre elementi dell’anima sollecitati direttamente, la notte, dalla pittura e dalle arti diverse dall’architettura e dalle arti plastiche, di cui parleremo ancora, è all’anima senziente che si rivolgono le impressioni pittoriche originali. Al risveglio, l’anima senziente ne fa partecipe il suo fratello meno luminoso, il corpo senziente, rimasto nel corpo fisico, dove esercita attraverso la respirazione interna gli effetti che abbiamo descritto (5). Di giorno, la sensibilità interiore dell’anima senziente esprime un rapporto diretto con la pittura. La pittura rigenera nella sua essenza quest’elemento dell’anima. Con l’euritmia curativa, la terapia attraverso la pittura occupa dunque il primo posto nella cura dei disturbi evolutivi dell’anima senziente, e quindi anche del corpo senziente.

 

 

La musica

Ogni mattina, l’essere umano riporta dall’armonia delle sfere il vissuto musicale che gli dà il senso della musica. Ogni musica agisce direttamente sulla respirazione polmonare. Per toccarlo con mano, basta osservare la propria respirazione quando si ascolta la musica. La respirazione va all’unisono con la musica, che la rilassa o la stimola; ma è solo l’inizio di un processo più profondo che si propaga dalla respirazione al resto dell’organismo. Non si tratta dunque qui del legame della respirazione con il sangue. La respirazione polmonare si ripercuote in un’altra forma, quella del ritmo, sul liquido cerebro-spinale. Nell’inspirazione, questo liquido effettua un movimento ascensionale, e il cervello vi si trova immerso. Il movimento contrario accompagna l’espirazione. Questa "respirazione", l’alternarsi tra il salire e lo scendere, viene modificata, fin nelle sue più intime oscillazioni, dalle impressioni musicali. Ne risulta, nel polo superiore, un rapporto con la rappresentazione che si serve del cervello. Colorata dalla pittura, la rappresentazione viene resa mobile dalla musica. In questo modo, il processo di pensiero compiuto dalla nostra volontà è come se ricevesse delle ali e, ai sentimenti che sempre accompagnano il pensiero, si infonde così nuova vita. Questo spiega l’effetto terapeutico degli inni nella terapia della malattia ossessiva. Verso il polo inferiore si stabilisce il rapporto strutturante con la volontà stessa, cioè, dal punto di vista corporeo, con il sistema metabolico e delle membra. A partire dalla zona mediana e attraverso la respirazione, si armonizza la circolazione del sangue. Per apprezzare in pieno l’effetto specifico della musica sul sentimento, bisogna rendersi conto che, di tutte le arti, la musica è quella che stimola la più forte interiorizzazione. La pittura risveglia la sensibilità aperta al mondo esterno e al mondo interiore. La musica raggiunge il sentimento che basta a se stesso e fornisce, come abbiamo detto, la base all’ anima razionale o affettiva (Gemut). La musica si ripercuote per scelta su questo Gemut, la cui interiorità non si fonda solo sulla base corporea essenziale del sistema epatico, ma anche sul movimento alternato che il ritmo respiratorio imprime al liquido cefalo-rachidiano.
Ai suoi movimenti interiori, l’anima razionale o affettiva aggiunge sempre l’atteggiamento pensante, la riflessione. In ciò si manifesta la facoltà di ordinare, virtù anche questa della musica, facoltà che si esprime attraverso l’onnipresenza della matematica. Lo testimoniano i rapporti numerici degli intervalli armonici puri, i sette gradi della gamma tonale. La misura, solo la misura, regola l’ordine del flusso musicale e, quindi, del flusso dei sentimenti e della volonta che l’accompagnano.
Dalla musica, l’anima razionale o affettiva riceve chiarezza e distensione, o chiarezza e consolidamento, se l’ anima è "scordata" o "stonata". Quando un essere umano è triste in modo anormale, quando la malattia dell’anima chiamata depressione si è impossessata di lui, la musica in tono minore l’aiuta ad esteriorizzare la sua tristezza. Il passaggio al tono maggiore contribuirà poi a rischiarare la situazione. Se si tratta invece di un soggetto non depresso ma esaltato, la cui estroversione assuma proporzioni patologiche nella forma clinica della mania, è il tono maggiore ad aiutarlo ad oggettivare questo stato psichico. Il passaggio, quindi, dal tono maggiore a quello minore lo aiuterà a riassestarsi del tutto. Questo è valido anche per il fenomeno effusivo dell’isteria. Mentre sono le dissonanze a permettere un’oggettivazione della lacerazione interiore nei casi di schizofrenia. Risolvendo la dissonanza in consonanza, si produce un effetto curativo su tale lacerazione. La musica ricca di dissonanze, quella carente di struttura artistica, o la cui interpretazione sia disordinata, è fonte di perturbazioni che si ripercuotono fin nella testa, arrivando addirittura a procurare cefalee. L’azione curativa della musica terapeutica si estende non solo alla respirazione ma anche alle funzioni cerebrali, a causa della propagazione del ritmo respiratorio al cervello.
Una virtù terapeutica tutta particolare è quella della lira. Le sonorità di questo strumento si rivolgono all’interiorità più che all’esterno e sono, tra tutte, le più vicine alla respirazione del liquido cefalo-rachidiano. In questo senso, noi tutti portiamo una lira in noi. Non è un caso che le coppie successive dei nervi rachidiani, che si espandono nell’organismo ai due lati della colonna vertebrale, evochino l’immagine di una doppia lira. Quando questi nervi sono sfiorati dal liquido cefalo-rachidiano che sale e scende, questo li fa "vibrare" come le corde di una lira sfiorati dalle dita (6). Ne abbiamo in parte coscienza quando sentiamo che la musica è come se scorresse in tutto il nostro corpo. Abbiamo già detto come la funzione dei nervi non sia limitata solo alla percezione, ma abbia anche a che fare con la strutturazione. La musica, quindi, non solo solleva l’anima ma esercita anche un’azione strutturante che, attraverso i nervi rachidiani, si estende dal midollo spinale a tutto il corpo. I disturbi corporei, in cui cioè sia lesa la struttura fisica, di cui abbiamo parlato, meritano una musicoterapia adeguata. Partendo dalla respirazione del liquido cefalo-rachidiano, la melodia, l’elemento del pensiero nella musica, è piuttosto in rapporto con la testa, mentre il ritmo del movimento musicale riguarda soprattutto il sistema delle membra. L’armonia collega la melodia al ritmo e questo sostiene la ricerca di armonia dell’anima umana, del Gemut. Da questo punto di vista, si può comprendere anche l’azione armonizzatrice che esercita la musica sulla circolazione del sangue. Non si tratta in questo caso di un’armonia statica, ma di un equilibrio dinamico che viene continuamente rinnovato dall’interiorità umana. Donde il rapporto della musica con il cuore.
L’associazione della ragione con il Gemut è evocata dall’espressione anima razionale o affettiva scelta da Rudolf Steiner per l’ elemento più "musicale" dell’anima umana. Il movimento interiore della riflessione può essere stimolato dalla musica. Allo stesso tempo, l’anima razionale o affettiva rappresenta lo spazio psichico in cui risuona la musica e da cui dispiega la sua azione terapeutica. Soggiornando nel cosmo durante il sonno, quest’elemento psichico vi assimila l’armonia delle sfere che può continuare a risuonare durante la giornata. La cura dei disturbi evolutivi dell’anima razionale o affettiva trae particolare beneficio dalla musicoterapia, oltre che dall’euritmia curativa. Da qui la speciale importanza di quest’arte in caso di blocco dell’evoluzione psichica – blocco che comincia appunto dall’anima razionale o affettiva.

 

La parola e la poesia

Nell’essere umano l’interesse per la parola e per la poesia è risvegliato dal "Verbo dei mondi spirituali", dalle parole primordiali che egli può ricevere durante la notte. Mentre la musica, come abbiamo visto, suscita la più intensa interiorizzazione, la parola invita ad esteriorizzare . Bisogna "far passare" la parola dall’interiorità dell’anima e del corpo alla "coscienza diurna" (7) e nel mondo. E’ una coscienza nuova che si dischiude a contatto con il mondo, una nuova volontà che si dispiega. La lingua ne è il testimone attraverso le rappresentazioni che essa comunica e attraverso il proprio impulso volitivo.
Tuttavia deve a sua volta intervenire il sentimento per stabilire il contatto diretto con il prossimo, con il mondo. Questo rapporto è tanto più centrato sul nucleo essenziale dell’uomo, sull’Io, quanto più la parola viene dal profondo del cuore. Quest’organo interiore interviene attraverso il ritmo del polso entrando in quello di ogni respirazione. "L’essere umano (…) impregna le proprie parole e le proprie frasi di ciò che sgorga dal profondo del cuore" (8). Il segno principale di ciò è il calore fisico e animico del parlare.
Parlando, l’uomo imprime la forma della parola all’aria che espira. Allo stesso tempo il calore centrale del cuore si diffonde nel mondo. Nell’espirazione il polmone non espelle soltanto anidride carbonica ma anche il calore che si è riversato nel polmone con il sangue e l’anidride carbonica. Quando parliamo questo calore può servire da veicolo dell’Io. L’Io può trasformarlo in calore animico che viene dal cuore. Il tono di intima convinzione, così impressionante nel modo di parlare di Rudolf Steiner, nasce dal calore del cuore.
Un parlare che viene dal cuore e va al cuore dell’altro evita gli eccessi del polo della volontà, che si manifestano nel parlare emotivo. Ed evita, allo stesso tempo, il parlare esclusivamente intellettuale che origina dalla testa. Il parlare emotivo può essere percepito come troppo denso, mentre il parlare intellettuale manca di spessore. Il modo di parlare declamatorio e vuoto combina i due eccessi e non li sa temperare. Si continuano ad aggiungere parole, ma manca la risonanza interiore. Il sentimento sano dell’uomo è assente, e l’anima è come svuotata. Il parlare formato artisticamente deve trovare il suo posto tra i due estremi, conferendo calore alle rappresentazioni astratte e compenetrando di anima e di calore la volontà istintiva.
In fondo, il parlare tende sempre verso il dialogo, dialogo con l’Io dell’altro, il cui ascolto silenzioso è già di per sé una risposta. Così anche la recitazione dovrebbe sempre condurre a un dialogo muto con gli uditori; e la lettura intima di testi poetici dovrebbe far dialogare con l’autore. Nell’embrione comincia già un dialogo, questa volta di natura organica. Secondo recenti ricerche, il bambino nel seno materno percepisce il battito del cuore di sua madre e risponde a modo suo. Questa "risposta" consiste nello sviluppo degli organi della parola, in particolare della laringe, che più tardi formerà le sonorità della lingua nell’aria espirata. La sua muscolatura si costruisce in modo corrispondente alla struttura interna del muscolo cardiaco. Il rapporto tra la parola e il cuore è dunque evidente fin nel regno organico.
L’azione terapeutica della parola si esercita attraverso l’applicazione medica dell’arte della parola, creata da Rudolf Steiner. Quest’azione si dispiega a partire dal centro e attraverso la respirazione si rivolge alla parte mediana fisica e animica dell’uomo (9). Dal punto di vista terapeutico, l’azione principale mira al cuore e all’Io che opera in questo organo. Gli esercizi della parola hanno un’influenza positiva sul cuore e perfino sulle sue funzioni fisiche; da lì la parola terapeutica risuona sulla respirazione, risale verso la testa e discende nella regione del metabolismo. L’aiuto curativo della parola si applica direttamente nei casi in cui il pensiero gira a vuoto o si perde, in cui la volontà è bloccata o esuberante, in cui l’emotività ansiosa si ritira davanti al mondo o, al contrario, il sentimento si espande senza controllo. Le malattie cerebrali che comportano disturbi del linguaggio reagiscono positivamente alla terapia attraverso la parola. Accade lo stesso con tutte le affezioni psichiche, in quanto tutte possono essere accompagnate da disturbi del linguaggio e tutte possono beneficiare di questo trattamento. E anche quando queste malattie non comportano evidenti disturbi della locuzione, non mancano disturbi più sottili e la parola può comunue esercitare un effetto terapeutico. Essa agisce a partire dal centro dell’essere umano, dall’Io, sulla vita animica malata, permettendole di stabilire con il mondo un legame nuovo.
Ascoltando poesia e recitandola in prima persona, il malato impara inoltre a riaprire il suo Io ai contenuti spirituali. Una volta ancora, può oggettivare i suoi problemi soggettivi con l’aiuto dell’arte. In particolare la poesia lirica, che scaturisce dall’intimità dell’anima, l’aiuta a rivelare la sua vita interiore quando questa si è troppo isolata dal mondo. Il carattere immaginativo della poesia epica guida il malato nella vita e collega la sua vita interiore con il mondo esterno, co