Agricoltura biodinamicaBiografie e Testimonianze

La grande sfida di La Monda

Appena fuori dal paese di Arcisate, a 7 km da Varese, sulla strada che dalla città conduce a Porto Ceresio sul lago di Lugano, ci si può inoltrare per una stradina sterrata che porta alla cascina La Monda. Dopo poche centinaia di metri si giunge a un insieme di vecchi edifici ristrutturati e impiegati per diverse attività ispirate al pensiero antroposofico: un’azienda agricola biodinamica, una Comunità Alloggio per bambini, giovani e adulti con disturbi psichici, un negozio di prodotti biodinamici e naturali, una serie di iniziative culturali e artistiche. Si tratta di stabili che risalgono a periodi diversi: la villa è del XVII secolo mentre la parte agricola è stata edificata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.In origine, prima di diventare un’«isola antroposofica», La Monda era destinata alla mondatura dei gelsi per l’allevamento dei bachi da seta. Questa attività in passato, collegando il lavoro dei campi al lavoro delle manifatture, integrava l’agricoltura e l’allevamento di bovini. La Monda, poi, diventò «casino di caccia» e successivamente,nel 1940, residenza di vacanza di Irene Vigevani Cattaneo, figlia del generale Cattaneo.

«Della tenuta i Cattaneo si erano innamorati negli anni Trenta quando, come tanti milanesi, uscivano dalla città per trascorrere periodi di riposo in campagna», ci informa Edda Sanesi, biologa, presidente della Cooperativa Agricola Biodinamica Sociale La Monda ed esecutrice testamentaria, assieme a Giuliana Origgi, del lascito. «La famiglia di Irene Cattaneo,poi, era riuscita ad acquistarla. Successivamente, con la guerra, dato che Dante Vigevani – il marito di Irene– era ebreo, dovettero scappare in Francia. Nel ’43 i Vigevani Cattaneo tornarono a La Monda, ma lui dovette ancora fuggire, questa volta in Svizzera e con gli Schwarz, famiglia con la quale erano imparentati.Irene, a quel punto, cominciò a lavorare a La Monda con tanti rifugiati. In quella che era la vera cascina, e che noi adesso abbiamo ristrutturato e adibito a comunità alloggio, pare ci vivessero nascoste una cinquantina di persone».

A questo punto intervistiamo Edda Sanesi:

Perché Irene Cattaneo ha pensato di destinare questa sua proprietà almondo antroposofico? 


«Irene è stata una conoscitrice profonda del mondo antroposofico, con una lunga esperienza di conferenziera anche all’estero. Ha sempre lavorato molto sul territorio esercitando le varie arti con le famiglie, con i bambini e con i “paparini” a cui teneva molto, sapendoli meno sensibili, a volte, alle cose più spirituali. Era laureata inLettere con una tesi sulla Storia delle religioni, ha scritto romanzi,saggi d’arte e ha tradotto molti testi di Steiner. Ha insegnato al Liceo Beccaria di Milano e a quello di Varese. Insieme a Lavinia Mondolfo ha aiutato a far nascere la scuola steineriana di Milano dando soprattutto un grande contributo alla formazione antroposofica degli insegnanti. Sua grande aspirazione era di applicare a La Monda l’agricoltura biodinamica e realizzare un progetto antroposofico».

Irene Vigevani Cattaneo aveva solo vent’anni quando Rudolf Steinermorì. Ha avuto occasione di incontrarlo?

«No. A La Monda, però, possediamo un piatto di un servizio usato in presenza di Steiner. Irene ha conosciuto tante personalità del mondo antroposofico internazionale. A La Monda non era mai riuscita a impiantare la specifica attività biodinamica perché i contadini che lavoravano la sua terra sostenevano che loro già la facevano. E lei era così liberale, così aperta che non ha mai insistito. A La Monda c’è un’atmosfera speciale perché Irene vi ha lavorato tantissimo. Dopo la sua morte arrivava gente, anche dagli StatiUniti, per salutarla, senza sapere che era venuta a mancare».

Come nasce La Monda contemporanea?

«Nel 1996, alla morte di Irene, le strutture sono state lasciate in eredità alla Società Antroposofica in Italia perché vi si realizzasse un progetto antroposofico e una piccola azienda biodinamica. Da quel momento è cominciata la storia de La Monda per noi: è stata una storia molto laboriosa e molto entusiasmante. All’inizio abbiamo cominciato ad ascoltare i più svariati progetti antroposofici: un grande allevamento di asini, raccontare le fiabe nel bosco… Cose molto belle ma semplici corollari di un vero progetto».

Come si è arrivati alla realizzazione di un progetto specifico?

«Sapendo quanto stesse a cuore a Irene la biodinamica ho contattato Angelo Bertea, un biodinamico di cui conoscevo le capacità professionali e tecniche. Lui ha accettato dopo molte perplessità e, insieme alla moglie Christine Meyer, un’artista antroposofa svizzera, ha preparato un progetto ad hoc. Queste due persone si sono rivelate di una enorme ricchezza, nel senso che hanno praticamente impiantato La Monda; lui si è occupato della parte relativa alla biodinamica e lei ha lavorato con i bambini con disagio, l’obiettivo era di arrivare ad aprire una comunità alloggio. Il lavoro agricolo è iniziato nella primavera del 2001 con la produzione di ortaggi e frutta, erbe aromatiche e fiori. Questi prodotti sono venduti direttamente in azienda e a qualche negozio di prodotti alimentari biologici e biodinamici».

È in quell’anno che vi siete dati una struttura societaria precisa?

«Sì, dieci anni fa è nata la Società Cooperativa Agricola Biodinamica ONLUS(diventata sociale nel 2010), che ha avuto il compito di avviare l’attività agricola biodinamica e di provvedere alla ristrutturazione degli edifici, avendone titolo in quanto ha ricevuto il diritto di superficie dalla Società Antroposofica in Italia con un contratto di cinquant’anni. L’anno dopo abbiamo fondato l’Associazione perla Pedagogia Curativa e Socioterapia Antroposofica ONLUS, riconosciuta dalla Regione Lombardia, con lo scopo di realizzare una Comunità Alloggio per 9/10 persone con disagio psicofisico. Oggi altre persone si dedicano alla gestione di questi due progetti: Sara Colonna e Piero Todeschino. La “Comunità Irene Cattaneo” è stata inaugurata nell’ottobre 2006».

Ma qual è l’obiettivo della Comunità Alloggio?

«Prima ancora di fare qualcosa di pedagogia curativa, eravamo convinti di volerci occupare di bambini, giovani e di adulti, anche con disagio. All’inizio io non avevo una cultura del disagio, anzi ne ero lontana, poi adagio adagio mi sono appassionata e ho scoperto che è un mondo che ti coinvolge e arricchisce profondamente. Peri nostri ospiti, che hanno bisogno di essere aiutati a incarnarsi, è di grande importanza l’impostazione antroposofica, l’attenzione ai temperamenti e alla alimentazione. A volte assistiamo a miglioramenti meravigliosi che permettono di fare percorsi attraverso i quali riusciamo quantomeno a rendere dignitosa la loro vita. Presto due nostre assistite saranno in grado di vivere da sole in un appartamentino protetto nella vecchia villa. Nei riguardi degli ospiti interveniamo con i nostri medici ed educatori per far loro riacquistare fiducia in se stessi tanto da poter essere mandati anche all’esterno dove possono vivere una normale vita di relazione. Una delle nostre ospiti, per esempio, va in erboristeria ad aiutare a vendere e preparare tisane, un’altra viene in negozio da noi e un’altra frequenta una scuola per parrucchieri e un negozio per imparare il mestiere. Oggi la Comunità ha 8 ospiti. I nostri educatori seguono un programma di formazione in chiave antroposofica e medico-scientifica».

Chi è che coordina e praticamente interviene?

«Abbiamo sei educatori coordinati da Sara Colonna, con la supervisione di Roberta Tazzioli. Giovanna Chiantelli, invece, prepara il nutrimento spirituale: ci ha aiutato tantissimo da quando è nataLa Monda. Un sabato al mese tiene un gruppo di studio antroposofico e porta racconti a un gruppo composto dai nostri ospiti e da esterni».

Cosa vuole dire biodinamica oggi, in questo mondo così inquinato, così sfruttato?

«Credo che nella nostra società le cose vadano così male anche perché l’inquinamento ha raggiunto livelli altissimi. Rispetto alle speranze ecologiche, la biodinamica può essere una grandissima opportunità rivolta al risanamento della terra, grazie all’uso dei pre-parati, e a una precisa scelta di qualità degli alimenti. Ovviamente…fin dove è possibile. Quindi, rispetto al biologico non si tratta più di limitarsi a non portare disagi alla terra e quindi alla qualità del cibo… Si tratta di prendersi cura con amore della terra, delle piante e dell’uomo. Di qui il fondamentale rispetto dei cicli e di tutte le connessioni uomo-cosmo. Certo, anche quando si fa biodinamica bisogna tenere presente che non si può pensare di fare la cosa perfetta. L’ inquinamentoè comunque presente. Per esempio, i campi a La Monda sono attraversati da una strada che li divide. L’interferenza c’è, dunque, ma se la forza impegnata nel risanamento è grande e determinata possiamo dare anche noi un grosso contributo per migliorare la situazione ambientale. Questo vale anche per la qualità degli alimenti:quelli che provengono dalla biodinamica sono a misura d’uomo. È vero che tutti gli alimenti possono essere un veleno, ma se li si pro-duce con passione e competenza e li si porta alla loro essenza reale, allora l’incontro tra l’ali-mento e l’uomo diventa sicuramente un nutrimento che può essere digerito, tra virgolette,anche spiritualmente. Altrimenti, quando non viene digerito perché non di qualità, contribuisce a creare i disagi di oggi: psichici, fisici… di tutti i tipi».

Oggi ci sono «cittadini», o anche famiglie che vivono in paesi, che hanno il loro piccolo orto o negozio di riferimento e cercano di prendersi cura del loro corpo stando attenti anche ai prodotti che mangiano. Loro mangiano un po’ meglio… Ma tutto il resto del mondo, che è sommerso dall’inquinamento?

«Importante è il fine con cui si fanno le cose. Per esempio, il semplice far nascere anche una sola pianta con il nostro metodo aiuta a diffondere la biodinamica e a renderci più sani. In Italia ci sono già circa mille aziende che producono con sistemi biodinamici e il movimento continua a crescere».

Perché, allora, in questo momento il «bio» va così tanto?

«Perché è diventato un business. Pensi che negli Stati Uniti fanno il ‘bio intensivo’. Dal punto di vista antroposofico non puntiamo alla grande diffusione, ma ci proponiamo di avere oasi di qualità e di impulso spirituale, per preparare una vita migliore ai nostri bambini.In questo senso La Monda vuole essere una luce».

Irene Vigevani Cattaneo

nasce il 15 dicembre 1904 a Roma, dove il padre è ufficiale di stato maggiore. Trascorre l’infanzia e frequenta la prima scuola a Torino. A Milano si trasferirà più tardi, per frequentare l’università e laurearsi a pieni voti in storia dell’arte e delle religioni con il professor D’Ancona. Grazie alla posizione del padre frequenta un mondo colto e altolocato, con un grande senso della patria e del dovere. Quando, attraverso il futuro marito, conosce l’ambiente ebraico, è felice di guardare al mondo intero tramite l’incontro con altre culture. Giovanissima insegna al liceo Beccaria di Milano dove, in collaborazione con il professor Paolo D’Ancona e la compagna di studi Fernanda Wittgens, scrive il primo testo di storia dell’arte, dopo aver pubblicato la bio-grafia di Salvator Rosa. Sposa nel 1930 Dante Vigevani, incontrato all’età di diciassette anni. Si trasferisce in Francia dove tiene conferenze d’arte al consolato italiano e in altri luoghi. Incontra inoltre gente dell’ambiente antroposofico, tra cui Alfred Meebold eLina Schwarz. Inizia la stesura dell’inedito Sulla soglia. Nel1937, a trentatré anni, l’anemia che l’accompagnerà tutta la vita peggiora. Quando si riprende sente che la sua vita ha avuto una svolta: da «passiva» è diventata «attiva».Trascorre la Pasqua del 1938 a Dornach. Durante un viaggio con il marito in Normandia e in Bretagna, passa da Moulins a pochi passi da La Sourdière, una fattoria dove si trasferiranno in seguito alle leggi razziali. Nel 1939 comprano La Sourdière, dove Irene può finalmente agire nell’attività antroposofica. Con i Coroze e i Perichon fondano una comunità per un lavoro pedagogico steineriano e di agricoltura biodinamica, al quale collabora anche Ehrenfried Pfeiffer. Alla fine del 1939, durante un viaggio in Italia, ad Arcisate comprano La Monda, conosciuta e ammirata in precedenza, e finalmente in vendita. Nel 1940 con Lina Schwarz,Rinaldo Küfferle, Silvia e Willy Schwarz e Anna Budit fondano il gruppo di lavoro antroposofico. A La Monda affluiscono molti sfollati per la guerra, soprattutto bambini, e vengono accolte molte persone in difficoltà. Irene tiene a bada tutti: sani, malati, vecchi, rifugiati con le loro grandi e piccole tragedie. Intanto, nel 1943, l’ingegner Dante Vigevani, Lina Schwarz e altri parenti sono costretti a fuggire in Svizzera. Nel 1945 la famiglia si ricompone. Dal 1946 a La Monda collaborano Teresa e Natale Rocchi; in questi anni con Lavinia Mondolfo ed Elisabetta Pederiva partecipa alla creazione della prima scuola Waldorf a Milano. Inizia la formazione degli insegnanti, che continuerà per lunghi anni.Nel 1950 escono i suoi libri Vita colorata di Renoir e Mendicanti, collabora con la rivista «Antroposofia» e continua ascrivere saggi e articoli vari, tiene conferenze e insegna nei licei di Varese e Gallarate. Nel 1957 pubblica Pittori, nel 1958 Scultori, nel 1960 Il Barocco, nel 1974 Le vie del tempo. Nel 1978 muore Dante Vigevani. Nel 1982 a Milano, presso la sede della Società Antroposofica in Italia, viene organizzata la prima mostra di pittura dei suoi studi sulla cupola del primo Goetheanum, sullo Zodiaco, sullo Zodiaco e l’uomo, sul Cristo eterico. Nel 1986 la seconda mostra sui suoi studi antroposofici e sulla ricerca artistica. Il 2 ottobre 1996 termina la sua vita terrena.